Alberto Angela e le creature di Frankenstein


Caro Alberto, sono Felice che ti scrive ammirato dai tuoi documentari che ormai l’italiani non possono più farne a meno per ricordarsi di essere nel più bel paese del mondo. Che questa è la penisola delle meraviglie con le sue isole comprese in mezzo al mare. Purtroppo, nel mare qui intorno, un intero popolo ogni giorno ci annega. Ma, tu lo sai, dietro l’angolo c’è sempre una pena e c’è chi ci gira le spalle.

Caro Alberto, ti scrivo per porti una difficile interrogazione che di questi tempi mi affligge. So che sei un esperto di uomini estinti, di polvere d’ossa, di caverne e tane sperdute, di denti di lupo appenninico, di crani di vacche padane, di teste di umani seccate, di muffe congelate sull’Everest, di peli di scimmie preistoriche e troppo studioso delle meraviglie sepolte nel fondo del mare: in una parola sei il più micidiale specialista di storia rinsecchita, assai più concentrato del brodo Liebik di mia nonna Agatina. Così sono certo che la tua esperienza mi potrà illuminare su certi incubi che si stanno sollevando dalle catacombe di questa campagna elettorale italica. Infatti, qui fra poco si vota e ti consiglio di cominciare a scendere dalle vette del Monte Rosa o dal campanile di San Marco e ambientarti in questa valle di chiacchiere e zombi.

Caro Alberto, tu lo sapevi? Io no. Io non sapevo che in Italia ci avevamo il problema della razza. Che dice è un poco a rischio di estinzione come i fochi della Groellandia. Inzomma, è vero che c’è chi ha la razza e chi non ce l’ha? E chi non ce l’ha, come certi cani bastardi, fa una brutta fine? Ma noi italiani che razza ci abbiamo? Ora forse bisognerebbe capire che razza d’idea ci hanno quelli che dicono che siamo una razza diversa.

Caro Alberto, mentre ci penzi, che la domanda è forse un poco difficile, io ti dirò che mi sono molto emozionato con la lettura che abbiamo fatto in classe con il professore Lo Pinto che, certo, ha sempre idee stravaganti. Infatti, il mese scorso, ci ha portato il romanzo di una certa Mary Shelley: Frankenstein (che però, sono sicuro, questa Mary deve aver copiato da qualche film). Onestamente il più emozionato alla lettura è stato Di Benedetto, il mio compagno di banco, che si è messo a piangere: forse perché ha più sambuca in corpo che sangue o forse perché anche a lui nel quartiere lo chiamano il mostro, per via delle orecchie.

Vedi, caro Alberto, finito il romanzo e tornando a casa con Di Benedetto, mentre il vento gli faceva fischiare le orecchie e agitava le facce dei manifesti sui muri, ho guardato il cielo della notte e penzato a tutte le persone che dietro le tapparelle dei palazzoni si stanno appiccicate alle tv, come scimmie davanti alle giostre e le bollette delle findomestik a mucchi sul comò. E mi sono attristito come l’inverno, anche perché Di Benedetto non la finiva di piagnucolare. E, dopo tante emozioni, a casa, ho penzato che la razza di tanti politici, deve essere in fondo come quella disgraziata creatura fantastica del dottor Frankenstein. Bestie infelici e, a volte, come Di Benedetto, strafatte. Ammassi di costolette male appattate, polpettoni di cervella a sbrindelli. Creature non troppo simpatiche, pronte a far stragi, ma che, forse, aspirano solo a essere amate. Creature sensibili, che con l’elezioni si infiammano, mentre i loro penzieri svaporano dai testoni accroccati. 


Dinanzi ai loro cervelli fumanti, la donna o l’uomo elettori hanno i brividi. E acchiappati dai loro lugubramenti, si sentono in guerra col mondo, smacellerebbero tutto ma hanno paura di tutto e invidiano, maledicono, come in preda a una febbre maligna. Perché dalle tv le creature non hanno penzieri, ma urla di genti risorte dalle foreste selvagge. C’è la mummia più esperta che, a sentire tutte le tasse che leverà, è davvero uno sballo. O chi sogna pietrate alle specie straniere e si commuove davanti al presepe. Mentre, al più triste, gli si è rotto lo specchio incantato e, un giorno sì e uno no, sfascerebbe la casa. C’è quella che la famiglia è solo far figli, tradizionali però, e urla che le mummie egizie sono solo italiane . E poi, il più innocente, che cerca di copiarli un po’ tutti! A lui purtroppo il padrone ha fatto inghiottire un bastone per dargli un contegno. Infine, il più misterioso, che dice che è libero di fare di tutto di più, purché uguale a quell’altro, ma non è chiaro che cosa. E per tante di queste creature risorte dalle nebbie del tempo in fondo i fascisti non erano poi così male.

Caro Alberto, io penzo che tutti sti genti infelici, come la creatura di Frankestein, abbisognano forse solo d’amore, di una donna o di un uomo che gli solleva le pene del cuore e gli ricorda che il mondo è di tutti, magari un po’ complicato, che gli spiega che bisogna incollare i cervelli alla vita e non sbombardarsi di roba scaduta. Epperò chi sarà a consolarli? Certo, nel mucchio, dubito assai che la Bonino se ne accolli qualcuno! E Mattarella, come è giusto, resta sopra le parti. Vedremo.

Inzomma, caro Alberto, scendi presto qui a valle e vieni a scoprire quest’altra meravigliosa penisola di misteri archeologici e risuscitate razze d’infelici creature. Prima che Giacobbo ti soffi il caso e aumenti la confusione nelle nostre fragili teste.

E sono Felice che ti saluta curioso, attendendo qualche risposta seriamente scientifica.

Ciao Alberto.

Felice Sghimbescio

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