Tex Willer, Tiger Jack e i cani di Trump




Cara Statua della Libertà, innanzi tutto, Ammerica Ferst!
Come vedi, faccio progressi co l’inglese e spero ti contenterai di questa mia buonavolontà come omaggio!
Certo è un poco strano scriverti, ma forse il custode che ti custodisce ti leggerà questa lettera e le mie parole arriveranno alle persone d’Ammerica.
Cara Statua, intanto complimenti per tutti i film che hai fatto nella tua vita! Purnondimeno te lo sei meritato! Immagino quanta fatica a starsene lì notte e giorno a prendersi tutti i sospiri di uomini e bestie che vanno e vengono da quella terra benedetta e maledetta senza sosta. Milioni di impronte digitali su milioni di fogli hai visto, impronte di mani e piedi stampate sui muri e per le strade di quelli che sono arrivati. Milioni di segni che sono ancora lì come biglietti d’auguri per una nuova vita. Purtroppo molti lo hanno dimenticato. Ma pure tu, nella tua anima fredda saldata d’acciaio, sai che la luce grigia della città aspetta il vento del mare per riprendersi il colorito.

Cara Statua, forse oggi le orecchie ti fischiano per il fracasso scatenato dal tuo nuovo presidente che sembra un carro armato di Babele! Non so se rendo l’idea? Purtroppo, ho da dirti che lui mi precipita anche nel buco di certi incubi che mi affiorano la notte. Così ti prego di recapitargli un importante messaggio, come più sotto verrò a spiegarti.
Cara Statua, scrivo a te perché hai visto milioni di lingue sbarcare, perdersi e confondersi lì intorno e forse mi potrai più facilmente leggere. A Donald immagino che l’italiano non gli è facile di lettura, come a noi ci è un po’ difficile capire se lui mastica gomma mericana o parli inglese. La professoressa Giambruna dice che pure quella bestia del mio compagno Pinuccio Grattamosca interrogato sulle ecuazioni irrazionali è più trasparente di Tramp. Ma lei è troppo pignola e non è il caso di prenderla sul serio.
Cara Statua, mi sono un poco preoccupato perché ho venuto a sapere che alla casa bianca questo Donald ci va solo senza un cane. Questo mi dispiace perché ci eravamo bituati alla foto del presidente dell’America che ci ha un cane in mezzo ai piedi o sulle gambe. Ma lui in mezzo ai piedi non ci vuole l’animale, che giustamente poi gli fanno le pulci a casa sua e altre porcherie nello studio ovoidale. Credo che lui pensi che, se qualche porcheria si deve fare, è meglio farsela da sé.
Ma è vero che gli volevano regalare un levriero afgano e lui gli ha ritirato il passaporto?
Per fortuna sto presidente ci ha una buona qualità: la sincerità di mandare tutti a quel paese, e questo è una cosa che fra gli uomini piace soprattutto a cani e porci. Un po’ meno alla professoressa Giambruna.

Ora, cara Statua, vengo al punto della mia lettera. Questa notte mi sono sognato che ero sperduto in un deserto miricano a cavallo dell’asino del padre di Pinuccio Grattamosca, il fruttivendolo. Nel sogno, il sole abbrustoliva i cactus e la nostra mente ciondolava nell’afa, quando d’improvviso si alzò una nuvola di pruvulazzo all’orizzonte. Io e l’asino pensammo subito alla carica di una folla di bisonti inseguiti da Buffalobill, e ci arrampicammo sulla seconda roccia texana che trovammo, ché nella prima c’erano Tex Willer e Tiger Jack l’indiano, che si fumavano una canna. Poco dopo, davanti a noi apparvero milioni di cani che galoppavano a gambe scosciate ululando. Scendevano dall’est, da nord e da sud, da ogni angolo, assatanati peggio dei buffali. Quando la mandria canina passò, urlai a Tex: Tex, where do they go? Ma quello mi rispose in italiano, forse perché ha fatto i fumetti in Italia o forse perché era molto fumato. E mi rispose che tutti sti cani correvano a pisciare su quel meraviglioso muro che ci stanno costruendo al confinamento del Messico. Che ormai tutti i cani ci hanno solo il muro in testa. Non solo i messi cani, ma proprio tutti i miri cani che ci stanno sul continente, che i cani non fanno tante differenze fra di loro. Così, mi disse, si è iniziata la più appassionata gara di America a chi ci spruzza per primo da un side e dall’altro side. Come ben sai, appena c’è un muro, il cane ci sprizza! Scientificamente dice il professore di scienze che così il cane segna il territorio. Ora cara Statua, so che in questo mondo molti ci hanno la fissa di segnare il territorio. Ma è meglio andarci piano che poi i nervi e la prostata ne risentono. Inzomma, siamo uomini o siamo cani?
Comunque, tornando al sogno, ecco il messaggio che educatamente dovresti recapitare a Tramp: Tiger Jack lo sta cercando! Dice che non gli cala sto petroliodotto che i visi pallidi gli vogliono ficcare sotto casa. Me lo ha detto di persona nel sogno ed era proprio incacchiato! Certo, Tiger è solo un fumetto. Ma anche Donald è venuto fuori da qualche film western con la cavalleria che ammazza l’indiani, i neri che se la fanno pietre pietre, il saloon colle puttane al primo piano e qualche banca da svaligiare a piacimento dietro l’angolo. Penzo quindi che lui ci ha abbastanza fantasia per sapere che i fumetti a volte non scherzano.

E sono Felice, che ti saluta insieme a Lello, l’asino che non si era ancora presentato. Ciao, Statua. Ciao, custode della Statua. E buona Ammerica!

Felice Sghimbescio

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