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Erdogan, l’impero delle Otto Mani e le fate turchine

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Caro presidente Erdocan, sono Felice che ti scrive dal sottoscala di via Casalofio con la marezza che solo a pensare alla Turchia di oggi ti prende una soffocazione alle tonsille. Capisco che anche a te ti viene la marezza in questa situazione che non ci hai più un pirtuso di prigione libero dove mettere la gente traditora della madrepatria. E mi dispiace che i giornali nel mondo si sono un poco dimenticati di te. Onestamente hanno una qualche ragione, visto che le notizie da Ankara da tre mesi a questa parte sono piuttosto monotone: che agli arresti seguono le sospensioni, i licenziamenti e poi ancora arresti e sospensioni, che pare un’evacuazione generale.