Platini, l’amore più bellissimo e le palle del calcio



Caro Miscel, sono Felice che ti scrive, con l’ammirazione doppia che ti voglio esprimere per ogni piede che hai.

Caro Miscel, quando eravamo giovani ci hai dato l’amore più bellissimo e lo spasso più felice con le palle del calcio, quando il calcio ci aveva le palle perfette, o almeno a noi sembravano bellissime.
Ci sembravano bellissime perché forse avevamo la gioventù, le croste nel naso e i polmoni nuovi fiammanti. E anche se giocavamo al calcio in mezzo alla polvere e al fango sotto il ponte della ferrovia, ci immaginavamo in mezzo alla gloria di un grande stadio, come Platini, Altobelli o Maradona che vedevamo guizzare alla televisione. E quando il treno ci passava sulla testa, sognavamo che lo stadio tremava dalle urla e poi, come un miracolo, in campo si schiantava anche una bottiglia di birra volata da un finestrino, proprio come negli stadi veri!
Mio Dio, Miscel, quando giocavi, il pallone era acqua fresca che ti scorreva fra i piedi e pareva sollevarsi sull’erba come se lo avevi telecomandato. E come lo facevi svolazzare a pallonetto, che il portiere se lo ritrovava alle spalle come uno scoiattolo birbante! E poi ognuno sognava che eri un poco italiano, anche se eri francese, ché tuo nonno era un muratore italiano che si era emigrato in Francia per andarci ad aprire un Bar dello Sport. E il mondo a noi, che sotto la ferrovia di mondo non ne sapevamo niente, sembrava più giusto e fortunoso. Ci sembrava più felice, a noi che a calcio ci ammazzavamo in mezzo alla strada con la canottiera stracciata e le ginocchia massacrate dal brecciolino. A noi, che di erba all’inglese, di club, di FIFA, di Federcalcio non sapevamo niente. E la Francia ci sembrava un poco italiana o l’Italia un poco francese. L’unica cosa che a Palermo ci disturbava e che veramente ci faceva finire il piacere di giocare era il fratello grande di Tonino, che noi chiamavamo ‘U scravagghiu, che quando usciva dal riformatorio si infilava nelle nostre partite azzoppando e massacrando a timpulate e testate la metà dei giocatori. Purnondimeno ci avevamo i nostri miraggi e le nostre speranze, con Platini e gli altri.
Ma anche l’amore più bellissimo si intristisce come un’acciuga sottolio.
Caro Miscel, qui nel condominio di via Casalofio abbiamo avuto un tuffo al cuore dei palloni sentendo che tu, il più grande maestro delle punizioni, ti hai beccato una squallificazione che c’è da vergognarsi. Ora, c’è chi ci crede e chi non ci crede e giura che è tutta una complottazione della cremcaramel della FIFA. C’è chi dice che Blatter ti ha incastrato, chi dice che ormai il calcio è solo affari e truffa e che duemilioni di franchi per averci dato qualche consiglio a Blatter sono cose da restarci secchi, tranne che non gli hai dato i numeri del lotto. Certo questo Blatter non deve sprizzare molta umanità simpatica: quando in Brasile la gente protestava perché si facevano spese miliardarie per il Mondiale mentre loro vivevano disperati dentro i bidoni delle ville, lui ha detto che il calcio è più importante delle insoddisfazioni della gente. Ma ognuno ha il suo metro nel cervello e nel caso di Blatter non sarà tanto lungo. E poi quando vivi dentro la fuffa dorata della Fifa, il resto del mondo che sgobba deve sembrarti inutile, anche se ti costruisce gli stadi con paghe da schiavi. 
In ogni caso, a parte questo Blatter, che ancora mi chiedo perché nel Mondiale del 2006 non si è degnato manco di portarci la coppa all’Italia, a volte penzo che è meglio darci un calcio e basta. 
Comunque, caro Miscel, l’estate avanza e qui ci stiamo preparando per vederci gli europei nella televisione e poi stiamo organizzando il torneo di via Casalofio. Ci abbiamo solo due squadre, gli Hauiani, chiamati così perché ci hanno i pantaloncini a fiori, fottuti al centro commerciale, e i Macedoni, la mia squadra, che ci chiamiamo così perché abbiamo le magliette mischiate di tutte le squadre. Tranquillo, ‘U scravagghiu è certo che non giocherà, da tre anni non si sa dov’è finito. Qualcuno dice che è in galera per rapina, altri che lo hanno ricoverato per demenza del cranio per tutte le testate che ha dato in vita sua.

Caro Miscel, se permetti, vorrei farti una invitazione. Siccome sarai piuttosto triste quest’estate, nella solitudine di qualche villetta, perché non ti vieni a giocare questo torneo da noi, ovviamente nella mia squadra. Non preoccuparti ce ne siamo abbastanza cotti di età e di acciacchi e non c’è pericolo di malafiura. L’importante è che nella partita non offendi la madre o la sorella di nessuno, ché in via Casalofio non tutti ci hanno il farpley di Zidane. 

E sono Felice, che ti saluta fischiando.
Ciao Miscel.
 
Felice Sghimbescio

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